“… so I don’t have to feel stupid about technology”
Facile da capire, semplice da usare, “atecnologico”, è il prodotto usabile, intuitivo e “technology free”.
Chi è John Hockenberry: http://en.wikipedia.org/wiki/John_HockenberryL’usabilità misura quanto una applicazione, o un dispositivo, possano essere facili, intuitivi, soddisfacenti, e “error free” da usare per un utente/utilizzatore di medie capacità ed esperienza.
Obiettivo desiderabile dell’usabilità è quello di rendere la tecnologia sottostante il più possibile invisibile, trasparente all’utente, il quale deve potersi concentrare esclusivamente sul compito, anziché sull’interfaccia.
Esistono molte definizioni di usabilità sul web, due delle più rilevanti ed autorevoli sono quella di Jacob Nielsen e Steve Krug:
“L’usabilità è un attributo di qualità relativo alla facilità d’uso di qualcosa. Più specificatamente si riferisce a quanto velocemente le persone possono imparare ad usare qualcosa, quanto sono efficienti durante il suo utilizzo, quanto rapido è il processo di memorizzazione all’uso, quanto pochi siano gli errori di interazione commessi, e quanto l’esperienza d’uso risulti piacevole” (Jakob Nielsen)
“L’usabilità in realtà significa fare in modo che qualcosa funzioni bene: che una persona di media (o addirittura sotto la media) capacità ed esperienza possa usare quella cosa per quella che è la sua destinazione d’uso, indipendentemente dal fatto che si tratti di un sito web, un jet da combattimento, o una porta girevole, e senza essere irrimediabilmente frustrato” (Steve Krug)
In particolare Steve Krug, con il suo libro “Don’t make me think”, ci dice: “non mi fare pensare” … per poter usare quello che ho fra le mie mani e/o davanti ai miei occhi, perchè il come usarlo deve risultare evidente, ovvio ed autoesplicativo! Le persone vogliono risparmiare tempo, “navigare” velocemente verso la soluzione, con la tendenza ad agire come gli squali, in continuo movimento, pena la morte”, ma sono allo stesso tempo abitudinarie, se trovano qualcosa che funziona, non importa se male o bene, ci si affezionano, rinunciando a cercare qualcosa di meglio, a meno di non andarci a sbattere contro.
I vantaggi dell’usabilità

Per gli utenti/utilizzatori:
- aumento della produttività (raggiungimento degli obiettivi più velocemente e in maniera più efficiente);
- drastica riduzione degli errori;
- diminuzione dei tempi e costi di apprendimento/evangelizzazione;
- aumento della soddisfazione corrispondente ad una diminuzione del senso di frustrazione (“ma perchè sto’ “coso” non vuole funzionare!?”);
- drastica riduzione dei casi di abbandono/rinuncia;
- senso di fiducia nei confronti del prodotto e conseguente fidelizzazione (Google docet!).
Per le aziende (da sommarsi ai benefici summenzionati per gli utenti/utilizzatori):
- ROI – Return on Investment (il valore medio di miglioramento del business dopo una riprogettazione dell’usabilità è pari al 83%!!! – Jakob Nielsen):
- riduzione:
- dei costi e tempi di sviluppo e deployment;
- dei costi e tempi della manutenzione;
- dei casi di ridisegno/riprogettazione;
- dei costi e tempi di supporto/help desk;
- dei costi di formazione/documentazione.
- incrementi:
- delle vendite/utilizzo del prodotto;
- del traffico/utilizzo (aumento dell’audience);
- della fedeltà del cliente/utente;
- nell’attrarre nuovi clienti/utenti;
- “happy people”: i clienti/utenti sono felici e soddisfatti nell’utilizzare il prodotto (iPhone docet!).
- riduzione:
Per non “farmi pensare”, partiamo dalle nostre abitudini
A cosa ci siamo abituati come utenti informatici?
- al nostro hardware/apparecchiatura elettronica:
- ad una interazione uomo-macchina basata su desktop environment con interfaccia grafica WIMP (Window, Icon, Menu e Pointing device):
- alle nostre interfacce software:
- al Web browsing & searching per la navigazione e ricerca dei contenuti:
Apple: un matrimonio magico


Make signature easy! … so I don’t have to feel stupid about digital signing
Se impostiamo su Google la ricerca “firma digitale”, oltre ai risultati di tipo istituzionale nazionale (leggasi CNIPA) e Internet-zionale (leggasi Wikipedia), troviamo corsi sulla “Firma digitale” e sulla sicurezza della medesima, istruzioni per l’utilizzo e l’installazione (con tanto di “estensioni “P7M”), libri che ci spiegano “Come si fa ad usare la firma digitale”, ci parlano di “tecnologie e normative”, e ci aiutano a capire e ricordare (per passare gli esami?) con tanto di “Bignami della firma digitale”, ci danno indicazioni per risolvere problemi di utilizzo della firma digitale su Intr@web, e infine ci permettono di documentarci con dossier (si, proprio dossier!) del Governo italiano sulla Firma digitale e i nuovi regolamenti.
Behh, non sembrano le evidenze di un matrimonio magico, o di un evidente caso di usabilità “don’t make me think”.
Affinchè una firma digitale sia usabile bisogna considerare i seguenti aspetti:
- facilità d’uso per l’utente e semplicità di deployment per l’organizzazione che la deve adottare;
- sicurezza “tamper-hacker proof”;
- legalità (oggi e domani).
Semplicità d’uso: 1 o 2 clic del mouse per garantire che il documento sia firmato, sigillato e a norma di legge.
Zero IT Management: la tecnologia sottostante diventa pressochè impercettibile, la distribuzione e l’operatività sono immediate, l’help desk e il supporto IT ridotti al minimo.
Basso TCO (Total Cost Of Ownership): ridotti al minimo, o addirittura azzerati, i costi di logistica/distribuzione, deployment ed help desk.
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